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Wonderful Losers – A Different World

22/05/2019 21:00

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Wonderful Losers – A Different World

Otto anni di lavoro in cui ha dovuto affrontare condizioni talora proibitive. Il lituano Arunas Matelis ha infatti scelto un’impresa tutt’altro che semplice: misurarsi con uno sport che richiede spirito di sacrificio e dedizione alla causa come nessun altro. L’ultima autorizzazione a girare un documentario sul Giro d’Italia risale al 1973 di Stars and Watercarriers di Jorgen Leth. 40 anni fa. Ma per Matelis non si tratta semplicemente di un documentario sul Giro d’Italia. Non si parla di campioni in lotta tra di loro, di maglie rosa o ciclamino, né del doping che da decenni affligge le competizioni più prestigiose. Il punto di vista scelto da Matelis è quello di chi costituisce l’ossatura dello sport stesso: i gregari. Portatori di borracce, agnelli sacrificali destinati a far da battistrada per mettere il campione in scia e a interpretare il cosiddetto “gioco di squadra”.

Nessuno ne canterà le lodi e a nessuno di loro toccherà il bacio della Miss al traguardo – tanto che, in una esilarante sequenza, un gregario va a prenderselo da sé il bacio di una spettatrice bionda – ma è qui che si può toccare concretamente la materia di cui è fatto il ciclismo su strada. In Wonderful Losers i suoni e i rumori provengono dal basso, in continuazione, come dei disturbi radio in sottofondo. A contare è ciò che avviene sulla strada, in genere nascosto dalle telecronache, ai margini del ciclismo che conta.

E a emergere, nelle interviste a vari gregari italiani, è la matrice proletaria e contadina che contraddistingue il più umile tra gli sport competitivi. Un tratto quest’ultimo che spinge più di ogni altro l’appassionato ad amare e seguire il ciclismo su strada. Uno sport spesso sgradevole per tutti e cinque i sensi, fatto di fango e sudore, poco adatto ai merletti di chi ama pavoneggiarsi con la narrazione sportiva. Una faccenda di sputi, urla, cadute rovinose e soste collettive per fare la pipì en plein air, sotto gli occhi di chiunque passi di lì. Wonderful Losers non risparmia niente di tutto questo, anzi lo sottolinea. Perché il ciclismo appartiene a loro, a questi perdenti meravigliosi, che valgono mille Lance Armstrong.

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