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Land of Mine
10/03/2017 21:15
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Titolo LAND OF MINE (Under sandet – Danimarca, Germania – 2015)
Regia Martin Zandvliet
Interpreti Mikkel Boe Følsgaard, Louis Hofmann,Joel Basman, Emil Buschow
Soggetto Martin Zandvliet
Sceneggiatura Martin Zandvliet
Fotografia Camilla Hjelm
Costumi Stefanie Bieker
Scenografia Gitte Malling
Musica Sune Martin
Montaggio Per Sandholt, Molly Malene Stensgård
Durata 1h 41min
Il Film
Nei giorni che seguirono la resa della Germania nazista nel maggio del 1945, in Danimarca i soldati tedeschi prigionieri vennero messi a lavorare per sminare le
spiagge. Il film racconta il desiderio di vendetta del dopo guerra ma anche il ritrovamento del senso di umanità di un popolo che era stato dilaniato dalla guerra.
Il Regista
Regista e sceneggiatore danese autodidatta, ha iniziato la propria carriera come tecnico di montaggio per documentari. Dopo essere passato per il mondo dei
cortometraggi, ha firmato il suo primo lungometraggio nel 2009 dal titolo “Applause”, acclamato dalla critica e presentato in diversi festival internazionali di
cinema in cui si è guadagnato numerosi premi.
Commenti dei critici
Bello, intelligente, spielberghiano, ‘Land of Mine – Sotto la sabbia’ del 45enne Martin Zandvliet è passato per molti festival (…) L’insieme di caratteri del film è
delineato senza mai far sfoggio di retorica e commozione obbligatoria, grazie anche al cast di primi della classe. Storia dell’inedito misfatto (che sarebbe stato
proibito dalla Convenzione di Ginevra del 1929), il film ha un quasi lieto fine: restituisce al cinema voglia di conoscenza e morale. (…)
(Maurizio Porro – Corriere della Sera – marzo 2016)
(…) Sullo sfondo dei grandi film sul tema della prigionia militare come ‘Il ponte sul fiume Kwai’ di Lean, ‘La collina del disonore’ di Lumet, o ‘Furyo’ di Oshima, una
testimonianza che si aggiunge alla galleria con risultati più che degni (…)
(Paolo D’Agostini – La Repubblica – marzo 2016)
(…) Martin Zandvliet (…) sa fare buon uso dei luoghi, le magnifiche dune di Blavand, e dei volti. Raccogliendo un manipolo di emaciati soldatini militari – impersonati
da espressivi, giovani attori – agli ordini di un sergente (l’incisivo Roland Moller), che si presenta in veste di aguzzino e poi non può fare a mano di coinvolgersi
nel dramma di quei ragazzi stremati. (…) ritmo del racconto, suggestione delle immagini, atmosfere indicano una bella mano di regia.
(Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa – marzo 2016)
Magnifica metafora di una guerra infinita. II titolo, in inglese, è un gioco di parole: ‘Land of Mine’ significa ‘la mia terra’ ma anche, appunto, ‘terreno minato’.
(Alberto Crespi – L’Unità’ – marzo 2016)