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La foresta dei sogni
11/11/2016 21:15
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Titolo: LA FORESTA DEI SOGNI (The Sea of Trees – USA – 2015)
Regia: Gus Van Sant
Interpreti: Matthew McConaughey, Ken Watanabe, Naomi Watts, Jordan Gavaris
Sceneggiatura: Chris Sparling
Fotografia: Kasper Tuxen
Costumi: Danny Glicker
Scenografia: Alex DiGerlando
Musica: Chris Douridas
Montaggio: Pietro Scalia
Durata: 1h 50min
Il Film
C’è una foresta ai piedi del monte Fuji dove le persone si ‘perdono’, lasciandosi dietro la vita e i suoi affanni. Qualche volta ci ripensano e ritornano sui loro passi
seguendo il filo sottile che ancora li lega al mondo o seguendo come Hänsel e Gretel le briciole della loro esistenza. L’americano Arthur Brennan è convinto che
questo sia il posto perfetto per morire…
Il Regista
Regista, sceneggiatore, montatore, fotografo, musicista e scrittore statunitense. Prima di diventare un cineasta indipendente ha avuto la passione per la pittura. Tra i molti suoi film ricordiamo: “Drugstore Cowboy” (1989), “Belli e dannati” (1991), ”Will Hunting – Genio ribelle” (1997), “Scoprendo Forrester” (2000), “Elephant” (2003), “Last Days” (2005), “Paranoid Park” (2007), “Milk” (2008), “L’amore che resta” (2011), “Promised Land” (2012)
Commenti dei critici
Senza dire di più, poco a poco emerge che il film racconta l’elaborazione di un lutto, giocando su un piano in bilico fra naturalismo e dimensione spiritualisticofantastica (…). Malattia, morte, sensi di colpa, smarrimento, sogno, magia, fragilità: sono temi e stati d’animo ricorrenti nel cinema di Van Sant, che li suggerisce con sensibilità, ritagliando nelle aree boschive del Massachusetts lo scenario di Aokigahara e instaurando un legame arcano fra uomo e mondo vegetale. (…)
(Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa – aprile 2016)
Un film, questo di Van Sant insieme con Sparling, molto complesso. (…) Un percorso nel cuore stesso dei personaggi, con precisi ricordi del passato di Arthur
con Joan, sempre però in termini asciutti cui Van Sant ha inteso indirizzare la sua regia, attenta a non cedere mai né al sentimentalismo né alla retorica. L’asseconda il protagonista, Matthew McConaughey (…)
(Gian Luigi Rondi – Il Tempo – aprile 2016)
La foresta di Aokigahara, 35 kmq di rocce vulcaniche e caverne, attrae ogni anno centinaia di persone decise a farla finita. Tanto che il governo non divulga più
i dati sui corpi ritrovati sotto il monte Fuji per non alimentare la sua fama sinistra. In compenso ci sono cartelli che invitano i visitatori a pensare ai loro cari e
fare dietrofront. Lo scopriamo subito nel film di Gus Van Sant, quando lo stralunato Matthew McConaughey, dopo aver preso un volo senza ritorno per Tokyo,
parcheggia la sua auto accanto ad altre carcasse abbandonate. (…)
(Fabio Ferzetti – Il Messaggero – aprile 2016)
Narrato come un survival, il film conferma il bipolarismo di Van Sant: a volte essenziale fino alla severità (‘Elephant’, Palma d’Oro 2003), altre volte (‘Scoprendo
Forrester’) incline a scivolare nel sentimentalismo fin quasi alla sdolcinatura.
(Roberto Nepoti – La Repubblica – maggio 2015)