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CLUB D’ESSAI: Io sono Tempesta
26/10/2018 21:15
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Io sono Tempesta
- GENERE: Commedia, Drammatico
- ANNO: 2018
- REGIA: Daniele Luchetti
- ATTORI: Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco, Jo Sung, Francesco Gheghi, Carlo Bigini, Marcello Fonte, Franco Boccuccia, Paola Da Grava, Federica Santoro, Luciano Curreli
- PAESE: Italia
- DURATA: 97 Min
- DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
Trama
Muma Tempesta è un potente finanziere a cui un giorno lo Stato presenta il conto per una condanna per evasione fiscale. Per questo deve scontare un anno di pena ai servizi sociali.
Il Regista
Durante la scuola di regia conosce Nanni Moretti e diventa suo assistente nel film “Bianca” e poi aiuto regista ne “La messa è finita”. La casa di produzione Sa- cher Film, fondata dallo stesso Moretti, ha prodotto il suo primo film “Domani accadrà” nel 1988, col quale Luchetti, vince il David di Donatello per il miglior film esordiente, e partecipa fuori concorso al Festival di Cannes dove riceve una menzione alla Caméra d’Or.
Commenti dei critici
(…) si può dire che in “Io sono Tempesta” Daniele Luchetti, pur restando fedele alla sua vena di asprigno revisore dei conti del Belpaese, riesce a dribblare gli stereotipi più risaputi e ad avvicinarsi a quello spirito nichilista che resta il valore più alto della tradizione della commedia all’ italiana. Il fatto che Germi, Monicelli o Risi abbiano consegnato alle cineteche un notevole numero di cult-movie fitti di unghiate inferte al costume nostrano è stato, infatti, dovuto alla libertà sardonica, cinica e spregiudicata che in primis i maestri e poi gli agguerriti epigoni come Petri si sono presi nell’impostare i personaggi a le loro imprese e/o disavventure. Nel caso della mini-odissea del signor Tempesta ambientata nelle location più estreme di Roma (…) vengono subito in mente precedenti sia d’autore (“Brutti sporchi e cattivi”), sia di genere (“Un povero ricco”), ma Luchetti e gli sceneggiatori Petraglia e Calenda coltivano una cifra personale in parte deideologizzata e fiabesca, in parte ancora più iperbolica e divertente. (…)
(Valerio Caprara – Il Mattino – aprile 2018)
Meglio dello script il tono registico, che rifugge naturalismo e verismo per abbracciare la favola, persino l’apologo, ma senza indulgere nel moralistico: le sceno- grafie, soprattutto l’hotel romano Cavalieri declinato surrealmente, aiutano. Ancor più gli attori: Giallini diresti che ci è, tanto ci fa; Germano, feticcio in divenire di Luchetti, conferma l’estro mimetico e la sensibilità umanissima, insomma, è ancora quello da battere (…) Poi, e non guasta, si ride spesso, talvolta si sogghigna amaro: ‘Il cinema di oggi si rivolge spesso alla borghesia: noi invece raccontiamo un problema sociale, la povertà, con uno spirito leggero, come nelle grandi commedie’. (…)
(Federico Pontiggia – Il Fatto Quotidiano – aprile 2018)